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[ un paio di guanti ]
Schapiro - La scelta degli oggetti è strana, ma vi si riconosce lo spirito di van Gogh. In altre nature morte egli ha introdotto oggetti che gli appartengono in modo intimo – il cappello, la pipa e la borsa del tabacco, il suo libro preferito, e in un quadro un popolare testo di medicina per curarsi l’insonnia.[1]
Dur. 06' 48"
Oltre che nella natura morta con cesto di aranci del gennaio ’89, un paio di guanti li troviamo anche in un quadro dipinto appena due mesi prima; sono nel ritratto di madame Ginoux, dipinto ad Arles agli inizi di novembre del 1888.[2]

Dell’arlesiana madame Ginoux esistono almeno sei ritratti;  ma solo in questo ritratto sono presenti, sul tavolo, un paio di guanti e un ombrellino rosso; mentre negli altri cinque sul tavolo ci sono solo un paio di libri.
Si tratta veramente di paia di guanti e libri? - si domanderebbe Derrida ...[3]
Come per le scarpe anche per i guanti possiamo dire: 

che sian due ognun lo vede,
che sian paia niun lo sa.

Benché la verità relativa alle circostanze della messa in scena della pittura non è certo la verità in pittura, se qualcuno si interrogasse su cosa era realmente presente sopra il tavolo durante la posa di madame Ginoux, io credo che l’amore di Van Gogh per la realtà immediata ci farebbe decidere per l’ombrellino rosso e i guanti.
Con l’arlesiana dei guanti ci troviamo di fronte al primo ritratto, all’unico tra tutti che ci darebbe la franca verità di quel momento del dipingere il modello reale.
E se qualcuno si chiedesse a chi appartenevano “realmente” quei guanti, ritengo che il carattere femminile dell‘ombrellino su cui sono poggiati i guanti non lascia dubbi: in quei guanti erano infilate le mani di madame Ginoux, e sul tavolo sono sistemati così prossimi alla donna come alla loro propria origine.
Ombrello e guanti appartengono a madame Ginoux perché lei è lì; proprio come la pipa e il cartoccio di tabacco sulla sedia vuota appartengono a Van Gogh proprio perché lui non c’è.
Dov’è?
Precisamente  di fronte alla sedia e dietro il cavalletto.
Van Gogh è lì a guardare la “sua” sedia vuota, e a guardare la rappresentazione ad olio di quella sedia vuota, con la sua pipa e il suo cartoccio di tabacco - da fumare e da sputare.[4]

Tra gli oggetti personali contesi al pittore vi sono scarpe che lo rappresentano in una forma “oggettuale”…
Un paio di scarpe per la propria caricatura sociale… così come un paio di guanti per la propria caricatura sessuale?...

Un paio di quadri con un paio di guanti.
Si tratta forse del medesimo stesso paio di guanti?
Quei guanti che l’arlesiana si era sfilati per la posa nella casa gialla, Vincent li avrebbe tenuti forse in serbo per dipingerli due mesi dopo assieme ad un cesto di succose arance?
Anche dall’orificio oscuro di un paio di guanti sembrerebbe voler uscire una verità a proposito del feticcio.
Dovremmo forse imboccare questo sentiero?…
Mettersi fuori dai quadri… gironzolare attorno agli oggetti reali o rappresentati nell’eco di molti altri testi? … Marx, Nietzsche, Freud...

Scarpe e guanti…
Allora, mano a mano e passo passo… in cerca delle cose…
[1] - Schapiro, Van Gogh (1959), cit., p.88. Il brano è riportato da Derrida in Restituzioni…, cit.
[2] - Vedi figura in alto.
[3] - Ossia guanto destro e sinistro, come due tomi di una medesima opera?
[4] - V. Van Gogh, La sedia di Vincent con pipa, Arles, Dicembre 1888, olio su tela cm.93x73,5, Faille 489, Londra, National Gallery.
Da sinistra:
L’arlesiana, Madame Ginoux con guanti e ombrello (F 489); Arles inizio novembre 1888; olio su tela, cm.93x74, Parigi, Musée d’Orsay. 
L’arlesiana, Madame Ginoux con libri (aperti) (F 488); Arles, data incerta: nov. 88 o mag.89; olio su tela cm. 91.4x73.7; New York: The Metropolitan Museum.



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